
Dice Gesù: “Ogni cosa che ti dico è un grande dono. Non ne conosci il valore culturale, teologico, oltre quello spirituale che è infinito. Sono gemme di grande prezzo. Altri, più istruiti di te, le apprezzeranno e studieranno. Ti metterò in mano altre perle” (a M. Valtorta, Quad. 1944, p. 592). Di queste perle l’autore ne ho raccolte alcune sulla fede, nella speranza di giovare a qualche anima. Occorre la fede, perfezione dell’intelligenza, della volontà e delle opere, ponte tra la vita naturale, terrena e la vita soprannaturale, eterna.

La malattia non è mai una passeggiata. È qualcosa che piomba all’improvviso nella nostra vita e in quella delle persone che più amiamo, sconvolgèndola, perché ― ammettiàmolo umilmente ― ad essa siamo più o meno tutti impreparati. Un conto è, infatti, vedere e prevedere la malattia e un altro víverla.
Si sviluppa in essa un’ípersensíbilità alle esortazioni dei “sani”. Mariàngela lo sa bene. In questo suo diàrio inerente il pròprio percorso terapèutico per debellare un carcinoma mammàrio recidivo non si mette in càttedra, ma si siede sul letto del malato e, rimanèndogli accanto, gli racconta semplicemente il suo itineràrio quasi quotidiano di pellegrina della cura e il suo rapporto con Dio; quel rapporto che le ha fatto sperimentare una guarigione piú profonda e duratura della guarigione física.