La III Doménica del Tempo Ordinàrio è, dal 30 Settembre 2019 in poi, la Doménica della Parola di Dio, cioè una Doménica in cui si riflette insieme sull’importanza della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa.
La Parola di Dio è sempre con noi, e tutta la vita della Chiesa, nei suoi Sacramenti, nelle sue preghiere, nei suoi Padri, nei suoi Santi e nel Magistero, trova in essa la fonte che tutto irriga e a cui tutti sono debitori. Questa fonte, però, bisogna capire che non è un libro, ma una Persona: la stessa persona risorta di cui il Vangelo dice: «Aprí loro la mente per compréndere le Scritture» (Lc 24,45).
GESÚ È DUNQUE LA PAROLA DI DIO DI CUI SI PARLA NELLA PAROLA DI DIO. Non è un gioco di parole, ma una verità da compréndere per arrivare a una règola di fede che sia vàlida per tutti.
Egli, che desídera portare l’unità di fede e di corpo nell’umanità dispersa in tanti pòpoli, si è servito dello Spírito Santo per annunciarsi fin dai tempi remoti dell’umanità; per parlare dell’amore di Dio e della sua volontà; per ispirarci al bene e per ispirare un testo sacro di 73 libri, 46 dell’Antico Testamento e 27 del Nuovo Testamento, che chiamiamo Bíbbia o Sacra Scrittura. In questi libri, scritti da uòmini vissuti in tempi lontaníssimi, ma anche da Dio che li ha ispirati in ogni tempo e per ogni tempo, c’è la conoscenza di Colui che è la Parola di Dio incarnata, umiliata, e vivente, che intèrpreta secondo lo Spírito i testi sacri. Questo vuol dire che se ci impegniamo a conóscere le Sacre Scritture nella Chiesa, conosceremo mèglio Gesú, lo ameremo di piú, e, amàndolo di piú, lo serviremo fedelmente nell’unità coi fratelli che ci ha donato.
Alla domanda «Conosci Gesú?», ¿che tipo di sí possiamo dare? È importante capirlo, perché “sí” è un’affermazione rassicurante per chi lo dice e per chi lo ascolta; ma significando “sí, lo conosco”, bisogna scoprire il tipo di conoscenza che abbiamo di lui, se è parziale o globale; se è vera o illusòria; se lo guarda come lo guarda la Chiesa o se lo guarda come si guarda un disegno animato, una stàtua di Fídia, un quadro dell’Ottocento.
Il sí del cuore, per esèmpio, conosce Gesú come proprietà esclusiva dell’innamorato, e lo guarda coi sentimenti, per cui “il mio Gesú” non è lo stesso Gesú della fede, ma è come un sòffice cuscino rosso su cui c’è scritto “Ti amo”: me lo posso abbracciare e méttere sotto la testa; posso sognare parole sempre di compiacimento e di venerazione nei miei confronti, quando lo penso, ma non conosco Gesú Fíglio di Dio che chiede un cuore aperto a tutti.
Poi c’è il “sí, lo conosco” di chi usa l’immaginàrio collettivo, oleogràfico e cinamotogràfico. Il Gesú di queste persone è quello delle immàgini, dei quadri, dei santini, delle pellícole di Pierpàolo Pasolini, di Zeffirelli, di Melo Gissone (= Mel Gibson): un Gesú che mi corre alla mente con un volto ben preciso, con un caràttere definito da altri, e conosciuto da altri, ma che non è vivo in me.
Un altro “sí, lo conosco” viene dal mondo della cultura, della stòria, delle civiltà. Questo Gesú si sa che è esistito, che è stato buono, sàggio e ispiratore di grande cultura e civiltà, di scoperte e di progresso umano e scientífico, ma non lo si crede Dio, che siede alla destra del Padre.
Infine c’è il sí della memòria nostàlgica. Viene detto da persone adulte che lo hanno conosciuto da bambini, quando èrano cherichetti, studenti in collègio, a catechismo, in oratòrio, ma che poi si sono fermati nel cercarlo, e Gesú ha smesso di créscere in loro e con loro.
Tutte queste conoscenze di Gesú sono come le scintille di un grande e perenne fuoco, che non riscàldano, come fa il fuoco nella sua interezza. Il grande fuoco è la Sacra Scrittura! Il grande fuoco è lo Spírito Santo! Il grande fuoco è il desidèrio di conóscere e onorare sempre di piú il Signore di tutti.
Chi conosce e stúdia la Sacra Scrittura; chi la legge e la interiorizza; chi si sofferma a meditarla, sta conoscendo Gesú; e piú lo conosce, piú lo ama e vuole servirlo.
Abbiamo visto nella prima lettura la giòia del pòpolo ebràico, che ritornato a Gerusalemme dall’esílio babilonese, trova il libro della Legge e lo fa lèggere solennemente in púbblica piazza «dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno», «a brani distinti e spiegàndone il senso». Questa giòia va compresa, tenendo conto che a Babilònia il pòpolo di Dio aveva conservato la fede come aveva potuto e per lo piú con la memòria. Adesso si ritrovava cinque libri sacri, in un único testo ritrovato, e li vénera con l’ascolto.
Anche a noi è chiesto di venerare con l’ascolto la Sacra Scrittura, ma molto di piú conoscèndola di prima mano, come quel fuoco di cui vi parlavo prima. A meno che non vogliamo avere il fuoco dipinto sul muro, che aveva il pòvero Geppetto! Il fuoco deve àrdere e Gesú vuole àrdere nei nostri cuori.
Oggi la seconda lettura, parlava del corpo e delle membra che sono un tutt’uno e non pòssono fare a meno l’uno delle altre. Gesú è il capo di questo corpo, e la Chiesa è il corpo di questo Capo. Quando parliamo della Bíbbia, similmente, possiamo dire che l’ossígeno è lo Spírito Santo, la legna è il testo materiale e letterale della Parola di Dio, e Gesú è il fuoco. Egli infatti lo disse: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso» (Lc 12, v.49). Per èssere acceso, non deve mancare l’ossígeno e nemmeno la legna, cioè la Parola di Dio va letta nella Chiesa e secondo lo Spírito. Solo cosí Gesú non sarà una mia o una tua scintilla, ma il fuoco che accende altri fuochi; l’Eterno che dà vita al tempo, e l’única Parola stòrica che conduce all’eternità.
Apprezziamo, dunque, cari fratelli e sorelle, la Sacra Scrittura; leggiàmola con frequenza anche a casa; impariamo a memòria qualche versetto; usiamo quei calendarietti in cui ad ogni giorno corrisponde un versetto bíblico commentato, perché pòssono dare luce a tutta la nostra giornata. Soprattutto, però, ricordiàmoci che solo chi tiene acceso il fuoco, può riscaldare sé stesso e anche gli altri nel gelo di questo mondo che non conosce ancora l’Amore.