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Il culto dei santi esorcisti

Catechesi di don Giuseppe Agnello tenuta il 6 Novembre 2022, nella chiesa di Sant’Antònio in Capo d’Orlando (ME), h.17:00.

Per ascoltare la catechesi, clicca sul símbolo bianco del play, posto in basso a destra nel riquadro soprastante.

Trascrizione

San Giovanni evangelista, nella sua prima léttera, dice chiaramente che Cristo è venuto a distrúggere le òpere del Diàvolo: «Ora il Fíglio di Dio è apparso per distrúggere le òpere del diàvolo» (Cfr 1 Gv 3, v.8), il che include ad àmpio ràggio tutto ciò che porta o tiene l’uomo nell’ignoranza, nella paura, nella dipendenza, nell’idolatria, nella sofferenza (in due parole: il peccato e la morte). Tutta l’òpera di Cristo è esorcística in senso lato: quando insegna la Verità; quando incoràggia e dà speranza; quando perdona e líbera dalla schiavitú del peccato; quando si indigna e si adira con gli ipòcriti e i farisei; quando guarisce e scàccia i demonî. Tutti sono segni del Regno di Dio in mezzo a noi, ma solo l’attività esorcística lo è al sommo grado e lo è in senso stretto. Lo dice Gesú stesso: «Se invece io scàccio i demonî con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il Regno di Dio» (Lc 11, v.20). Per due motivi è giunto con ogni evidenza il Regno di Dio:

  1. perché solo Dio può scacciare i demonî con un solo comando (e Gesú è Dio!)
  2. perché solo chi viene liberato da cosí grande làccio demoníaco, può poi evangelizzare la pròpria famíglia e parlare appropriatamente della misericòrdia di Dio, come è accaduto al posseduto di Gerasa. Gli dice, infatti, Gesú: «Va’ nella tua casa dai tuoi, annúnzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericòrdia che ti ha usato» (Mc 5, v.19). Cosa che l’uomo liberato farà invece per tutta la Decàpoli!

Dunque l’azione esorcística è la màssima òpera di misericòrdia corporale e spirituale, dopo il sacramento della confessione. Padre Gabriele Amorth, infatti, diceva che il primo e il piú grande esorcismo è una confessione ben fatta. Il perdono dei peccati, infatti, ha piú valore in όrdine alla salvezza, perché ci ridà le vesti càndide con cui si può entrare in Paradiso; ma la liberazione dall’azione straordinària del demònio ha piú valore in όrdine alla visibilità della potenza, della gràzia, della misericòrdia di Dio. Mentre un’assoluzione non riesce a farti vedere che meravíglia di purificazione avviene nella tua ànima; un esorcismo ti fa vedere súbito quanto può Dio e chi è il demònio. E lo fa vedere anche a chi non crede nella sua esistenza!

Gesú Sommo esorcista ha lasciato agli Apòstoli questo ministero. Dunque, mentre tutti i battezzati e i discèpoli di Gesú sono esorcisti in senso lato (Cfr Mc 16, 17-18)[1], perché anch’essi hanno tutte le armi della fede per lottare contro le astúzie, i tranelli e gli attacchi del demònio; solo coloro che hanno ricevuto l’όrdine sacro (quindi i diàconi, i sacerdoti, e i véscovi) pòssono lottare contro l’azione straordinària del Maligno, sebbene in passato l’esorcistato fosse un όrdine minore.

Procediamo però con όrdine. C’è un àngelo ribelle, di nome Lucífero, che perde il Paradiso per disubbidienza dovuta a orgόglio. Dio non rinnega nessuna delle sue creature, perché come diceva la prima lettura di Doménica scorsa (XXXI Doménica del T.O., anno C): «Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato» (Sap 11, v.24); quindi non lo annienta incenerèndolo o ricacciàndolo nel nulla da cui lo aveva creato, ma lo làscia líbero, sapendo che può trarre un bene piú grande anche dal male, e un mèrito piú grande per i suoi figlî gràzie alla sua òpera perversa e pervertitrice. Infatti la fedeltà si può verificare solo nella prova e non nella bonàccia.

L’uomo, per gràzia, è piú forte di lui; ma per natura gli è inferiore. Questo ¿che vuol dire concretamente? Che chi vive santamente non ha da temere il Diàvolo; chi no, invece, deve temere Colui che gli può uccídere l’ànima e farlo finire all’inferno (Cfr Mt 10, v.28). A riprova di quello che vi dico, riporto LE PAROLE DI SAN GIOVANNI CRISÒSTOMO E DUE ESEMPÎ: SANTA GIUSTINA DI ANTIÒCHIA E SANTA TERESINA. Dice il primo: «Se il demònio non si azzarda a entrare in una casa in cui ci sono i Vangeli, men che meno il demònio e il peccato oseranno avvicinarsi a un’ànima compenetrata con le parole del Vangelo. Santífica quindi la tua ànima, santífica il tuo corpo; e per questo rimúgina continuamente queste cose nella tua mente e parla di esse. Se le parole negative màcchiano e attírano i demonî, è chiaro che la lettura spirituale santífica e attira le gràzie dello Spírito Santo». E noi sappiamo che lèggere per mezz’ora la Sacra Scrittura fa pure guadagnare l’indulgenza plenària.

Santa Giustina (“Giusta” prima del battésimo) di Antiòchia, ad esèmpio, era una giόvane cristiana che nel tragitto da casa alla scuola catechètica in cui approfondiva la sua fede cristiana, fu vista e desiderata da un certo Aglàide, pagano, che la chiede sposa. Lei rifiuta e Aglàide se ne va dal mago di quella città, Cipriano, che confeziona con l’aiuto dei demonî un filtro d’amore da méttere attorno alla casa della giόvane. Ella se ne accorge, prega, si segna con la croce, e càccia il demònio. Cipriano però non demorde, e contínua a chièdere l’aiuto del demònio, il quale gli confessa che contro di lei non può niente, perché quello che è morto in Croce e il suo segno sono piú forti di lui. Il mago entra in crisi, consegna i libri di magia al véscovo Àntimo, e diventa cristiano fervente. L’anno dopo è ordinato pure véscovo di quella città. E alla fine della loro vita, i due sono morti màrtiri insieme, sotto la persecuzione di Diocleziano. Questa stòria è finita nell’esorcismo delle chiese orientali, quando si dice: «Et cum in sancta Iustina, incantante et vos urgente Cipriano, nihil profecisti».

Questa stòria è dunque molto útile a farci capire come non ha da temere demonî chi è con Gesú in senso pieno.

L’altro esèmpio ci viene da santa Teresina, che ci racconta un sogno fatto a quattro anni, ma molto significativo per quello che dobbiamo capire: «Bisogna che mi fermi, non devo ancora parlarle della mia giovinezza, bensí del furicchio di quattro anni. Mi ricordo di un sogno che mi capitò verso quella età e che si incise profondamente nella mia immaginazione. Una notte sognai che uscivo per andare a spasso, in giardino, sola. Giunta agli scalini che bisognava salire per arrivarvi, mi fermai spaventata. Davanti a me, vicino alla pèrgola c’era un barile di calce, e su questo barile due orríbili diavolini ballàvano con agilità sorprendente nonostante i ferri da stiro che avèvano ai piedi; a un tratto lanciàrono verso di me i loro sguardi fiammeggianti, poi, nello stesso momento, pàrvero assai piú spaventati di me, si precipitàrono giú dal barile, e andàrono a nascòndersi nella lavanderia ch’ era di fàccia. Vedèndoli cosí poco coraggiosi volli vedere cos’ andàvano a fare, e mi avvicinai alla finestra. I diavolini èrano lí, corrèvano sulle tàvole e non sapèvano come fare per fuggire il mio sguardo; a momenti si avvicinàvano alla finestra, guardàvano inquieti se ero ancora lí, e, vedèndomi, ricominciavano a correre come disperati. Certo, questo sogno non ha nulla di straordinàrio, eppure io credo che un’ànima in istato di gràzia non ha nulla da temere dai demonî, i quali sono vigliacchi, capaci di fuggire davanti allo sguardo di una bambina»[2].

Premesso ciò, ora parliamo degli esorcisti veri e proprî, cioè di chi ha ricevuto il mandato per èsserlo anche per gli altri, non solo per sé stesso.

Ovviamente i primi esorcisti, dopo Gesú, sono i 12 Apòstoli e i 72, e i primi diàconi della Chiesa nascente.

Negli Atti degli Apòstoli ci sono diversi passi che pàrlano di questa attività, esercitata da presbíteri e diàconi:

─ In Giudea troviamo l’òpera di guarigione e di liberazione degli Apòstoli: «Molti miràcoli e prodigî avvenívano fra il pòpolo per òpera degli apòstoli. …Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spíriti immondi, e tutti venívano guariti» (At 5, 12.16)

─ In Samaria troviamo quella del diàcono Filippo: «Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. E le folle prestàvano ascolto unànimi alle parole di Filippo, sentèndolo parlare e vedendo i miràcoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscívano spíriti immondi, emettendo alte grida e molti paralítici e storpî fúrono risanati. E vi fu grande giòia in quella città» (At 8, 5-8). Bello questo passo che si conclude con la giòia dei guariti e dei liberati! Ci fa ben capire perché san Pàolo diceva ai Corinzî: «Noi siamo collaboratori della vostra giòia».

─ Sempre in Samaria, vi è il confronto tra san Pietro e Simone il mago, «dèdito alla magia, il quale mandava in visibílio la popolazione di Samaria, spacciàndosi per un gran personàggio. A lui aderívano tutti, píccoli e grandi…e gli dàvano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie» (At 8, 9-11). [Cfr tutto l’episòdio in: 8,9 – 13.18-24].

─  Sull’ísola di Salamina, nella città di Pafo, san Pàolo ha uno scontro con il mago Elimas, che si opponèva al desidèrio del procònsole di ascoltare la parola di Dio (Cfr At 13, 6-12). «Allora Sàulo, detto anche Pàolo, colmato di Spírito Santo, fissò gli occhî su di lui e disse: “Uomo pieno di ogni frode e di ogni malízia, figlio del diàvolo, nemico di ogni giustízia, ¿quando cesserai di sconvòlgere le vie diritte del Signore? Ed ecco, dunque, la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole”. Di colpo piombàrono su di lui oscurità e tènebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano» (At 12, 9-11).

─  In Macedònia, a Filippi, san Pàolo incontra una schiava posseduta da uno spírito di divinazione, e la líbera da esso (Cfr At 16,16-18).

─ A Èfeso bàstano i fazzoletti e grembiuli toccati da san Pàolo, per fare guarire alcuni malati e per liberare alcuni indemoniati (Cfr At 19, 11-12). Episòdio che può sostenere biblicamente il valore delle relíquie dei santi, in particolare di quelle da contatto.

─ Infine leggiamo un brano in cui si vede la brutta fine che fanno sette esorcisti non autorizzati ad esorcizzare, e la conversione di tante persone che praticàvano la magia ad Èfeso: «13Alcuni Giudei, che erano esorcisti itineranti, provarono anch’essi a invocare il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: «Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica!». 14Così facevano i sette figli di un certo Sceva, uno dei capi dei sacerdoti, giudeo. 15Ma lo spirito cattivo rispose loro: «Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?». 16E l’uomo che aveva lo spirito cattivo si scagliò su di loro, ebbe il sopravvento su tutti e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. 17Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e i Greci che abitavano a Efeso e tutti furono presi da timore, e il nome del Signore Gesù veniva glorificato. 18Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche di magia 19e un numero considerevole di persone, che avevano esercitato arti magiche, portavano i propri libri e li bruciavano davanti a tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e si trovò che era di cinquantamila monete d’argento. 20Così la parola del Signore cresceva con vigore e si rafforzava. » (Cfr 19,13-20).

DA QUESTI ESEMPÎ NOTIAMO LA CÀUSA DELL’AZIONE STRAORDINÀRIA DEL DEMÒNIO: l’idolatria, la divinazione, la magia, e la stregoneria, che in un mondo pagano o neopagano si sostituíscono sempre al primato di Dio e dei suoi insegnamenti; e dietro le quali ci sta sempre il demònio, che ne è maestro. Ma notiamo anche che questa attività è accompagnata dalla sana e profonda dottrina degli esorcisti, perché IL DEMÒNIO È BUGIARDO E SI VINCE FACENDO RISCOPRIRE ALLA GENTE LA PERFEZIONE E L’ARMONIA DELLA VERITÀ. Chiaro, ad esèmpio, il versetto che commenta le conseguenze sul procònsole Sèrgio Pàolo dell’azione esorcística di san Pàolo sul mago Èlima: «Quando vide l’accaduto, il procònsole credette, colpito dalla dottrina del Signore» (At 13, v.12).

Come la santità di santa Giustina è finita nel rito degli esorcismi orientale, cosí l’attività esorcística e gli episodî che abbiamo visto negli Atti degli Apòstoli sono finiti nel Rituale Romano degli esorcismi (precisamente nel Vetus Ordo). Vi leggo il testo: « Da locum Spirítui Sancto, qui per beátum Apóstolum suum Petrum te maniféste stravit in Simóne mago; qui falláciam tuam in Ananía et Saphíra condemnávit; qui te in Heróde rege honórem Deo non dante percússit; qui te in mago Élyma per Apóstolum suum Páulum cæcitátis calígine pérdidit, et per eúndem de Pythoníssa verbo ímperans exíre præcépit». [Traduz. Làscia líbero il passo allo Spírito Santo, che per mezzo del suo beato Apòstolo Pietro ti ha chiaramente abbattuto in Simόn mago; che in Anania e Saffira ha condannato la tua frode; che ti ha percosso nel re Erode quando non ha dato a Dio l’onore; che per mezzo del suo Apòstolo Pàolo nel mago Èlima ti ha dannato con la calígine della cecità e per mezzo del medésimo, esercitando con la parola il potere, (ti) ha ordinato di uscire dalla Pitonessa.].

Dopo l’esèmpio degli Apòstoli, tutti i Padri del deserto, a partire da sant’Antònio abate, sono stati esorcisti; e i Padri della Chiesa….in particolare san Basílio e san Giovanni Crisòstomo. I santi che piú hanno fatto penitenze, invece, come pure le ànime víttime, hanno strappato ànime al demònio con le loro sofferenze accettate e con le loro preghiere martellanti. Due esempî per tutti: santa Verònica Giuliani e san Pio da Pietrelcina.

Ma in mezzo a questa vita ordinària, nella Chiesa, vi sono figure straordinàrie il cui culto si è attestato pròprio attorno a questo ministero.

Dei santi Marcellino e Pietro, morti decapitati sotto Diocleziano (III-IV sec.) e finiti nel cànone Romano gràzie a papa Vigílio, sappiamo che Marcellino era un presbítero, mentre Pietro un esorcista non ancora sacerdote.

San Cirìaco, diàcono di Roma, vive sú per giú nello stesso período, e si distinse nella carità verso i pòveri e nell’esorcistato appunto. Liberò dal demònio, tra l’altro, Artèmia, la figlia dell’imperatore Diocleziano, che era posseduta; il che fece convertire diversi membri della famíglia reale.

Alla morte di Diocleziano, Massimiano Ercúleo lo fece decapitare.

Il suo culto, molto diffuso gràzie al Santuàrio a lui dedicato a Torre Le Nocelle, è unicamente dipendente dalla sua attività e dalle sue gràzie esorcístiche.

E arriviamo finalmente al nostro San Filippo di Agira, di cui padre Benedetto ha oggi voluto una stàtua in cui inserire le relíquie. Nasce in Tràcia ai tempi dell’imperatore Arcàdio (395-408), stúdia discipline ecclesiàstiche perché fin da bambino capisce di avere una vocazione al sacerdòzio. Impara anche la língua siríaca durante l’adolescenza. A 21 anni è ordinato diàcono e parte per Roma con un mònaco di nome Eusèbio. Qui è ordinato sacerdote e riceve la missione di evangelizzare la Sicília, nelle sue zone piú superstiziose: il centro e l’occidente dell’ísola. Si stànzia pertanto ad Agira in província di Enna. Còmpie parecchî miràcoli, ma soprattutto líbera gli ossessi e indemoniati. Infatti è detto Demoniaste o “càccia-spíriti”, oltre che Costantinopolitano, Trace, Grande, e “NÍURU”.

A PROPÒSITO DI QUEST’ÚLTIMO APPELLATIVO, sia io sia padre Benedetto abbiamo un anèddoto personale da raccontarvi. Io vi racconto il mio. I primi tre anni del mio sacerdòzio, non ero esorcista ma aiutante di un esorcista, sicché facevo solo preghiere di liberazione alle persone disturbate, ma non potevo aiutarle di piú. Una sera una donna posseduta era attaccata dal demònio, il quale mi mandava pure messaggî tràmite il telefonino della donna, che ovviamente in quel momento non controllava affatto sé stessa. Per un po’ ho combattuto telefònicamente, con messaggî vocali e scritti, la sua arroganza; infine ho fatto questo. Ho lasciato aperto il telefonino sulla chat di WhatsApp della donna; ho preso una relíquia di san Filippo di Agira; glie l’ho posta sopra e ho detto questa preghiera: «San Filippo, tu sei esorcista e io no; tu hai cacciato tanti demonî e io nessuno; adesso io vado a dormire, ma tu permetti di dormire a questa pòvera donna». E mi vado a coricare. L’indomani mi arriva un messàggio della donna che aveva dormito beníssimo e che aveva sognato un santo nero, che non era san Benedetto il Moro, e che la proteggeva dai demonî. E mi chiedeva: «Ma chi può èssere questo santo?». Il nostro caro san Filippo, che aveva lavorato al posto mio nella notte.

Un altro santo esorcista è p. Matteo d’Agnone (al sècolo Pròspero Lolli), anche lui Terrore dei demonî non solo per la santità di vita, ma soprattutto perché úmile esorcista in senso pròprio. Era un frate cappuccino che ha vissuto, predicato e operato nel XVI sècolo, e ha liberato, durante la sua vita, circa 650 posseduti. La data della sua morte è provvidenzialmente il 31 Ottobre, che voi sapete èssere diventato, anziché la vigilia di Ognissanti, la festa di Halloween. Questa memòria disturba molto il demònio, spècie quando è preparata da una novena al santo, il cui corpo si trova nel convento dei cappuccini di Serracapriola (FG).

Altri santi esorcisti, non ancora canonizzati ma efficacemente invocati negli esorcismi, sono il conventuale p. Matteo Gregòrio La Grua; il passionista p. Càndido Amantini; il salesiano p. Giuseppe Tomaselli; e il paolino p. Gabriele Amorth.

Ovviamente IL CULTO DEI SANTI DETTI “TERRORE DEI DEMONΔ SI DEVE ESTÈNDERE a quelli che piú hanno offerto a Dio penitenze, umiliazioni e sofferenze, per la salvezza delle ànime. Il demònio è sempre particolarmente furioso con chi gli strappa le ànime. E in questo caso dobbiamo ricordare San Pio da Pietrelcina, la beata Eustòchio da Pàdova, la beata Cristina di Stolmen; santa Ildegarda di Binghen; santa Francesca Romana; san Benedetto il Moro; sant’Ignàzio di Loiola; santa Gemma Galgani; santa Verònica Giuliani, Madre Speranza e molti altri. Dove c’è l’umiltà e la carità il demònio fugge!

E oggi chi sono gli esorcisti? Intanto sono solo i sacerdoti, secondo quanto dice il cànone 1172 §2 del CIC, e poi con certe caratterístiche: «l’esorcista deve èssere ornato di pietà, di scienza, di prudenza e di integrità di vita»; «deve èssere dotato di una specífica potestà di giurisdizione» (cioè deve avere la licenza di farlo dal véscovo, come dice il can. 1172 al §1); e deve èssere stato preparato a questo specífico ministero con dei corsi di formazione (Cfr DESQ n.13). In Itàlia, una facoltà pontificia con dei corsi per futuri esorcisti è la Regina Apostolorum dei Legionarî di Cristo. Abbiamo anche dal 2016 i corsi dell’Associazione Internazionale degli Esorcisti, che è stata riconosciuta dalla Santa Sede, ed ha attualmente come suo presidente p. Francesco Bamonte.

Tutte queste cose sono importanti, ma piú di tutte è importante la preghiera. Gli esorcisti dèvono èssere sostenuti dalla preghiera delle comunità a cui appartèngono. Si prega poco per essi e ancora meno per le persone che sòffrono a càusa dell’azione straordinària dei demonî, che spesso finíscono dagli psichiatri o dai santoni, per peggiorare cosí la loro situazione. In Africa gli esorcisti líberano in tre giorni gli indemoniati, perché ci sono migliàia di persone che prègano per loro, credendo nell’esistenza del Maligno e nell’onnipotenza di Dio.

Dite un po’: ¿quante volte nella preghiera dei fedeli sentite un’intenzione rivolta per gli esorcisti o per gli ossessi? Mai o quasi mai. Impariamo invece, anche gràzie al culto di questi santi, a farlo. Offrire il rosàrio o la corona angèlica per questi bisogni. La Madonna e san Michele arcàngelo, infatti, sono odiatíssimi dai demonî per il motivo che sappiamo dall’Apocalisse: lei è la Donna vestita di sole e lui è il difensore della volontà di Dio, e potremmo dire anche il primo esorcista in cielo.


Note

[1] «E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che crédono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16, 17-18).

[2] Santa Teresa di Gesú Bambino,  Scritto autobiogràfico A, n.38, in: IPSA, Scritti, Postulazione generale dei Carmelitani Scalzi, Roma 19955, pp 70-71.

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