Meditiamo il mistero dell’incarnazione di Dio, vero senso del Natale in cui Dio si fa dono all’uomo:
«”L’Amore ha raggiunto l’irraggiungibile nella sua Perfezione, rivestendosi di carne per salvare la carne”, l’uomo (Poema 3°, p. 471).
“La colpa commessa dall’uomo doveva essere scontata dall’Umanità, non dalla Divinità non incarnata. Come avrebbe potuto la Divinità, Spirito incorporeo, redimere col sacrificio di Sé le colpe del corpo? Necessità, quindi, che Dio pagasse con lo strazio di un proprio suo corpo innocente, nato da una Innocente, le colpe della carne e del sangue. Per essere redenzione di tutte le concupiscenze, inoculate in Adamo e nella sua progenie dal Tentatore, l’Immacolato Figlio di Maria doveva essere dotato di una natura simile alla nostra, ma resa degna di essere offerta in riscatto a Dio dalla divinità latente in essa come una gemma d’infinito valore soprannaturale, nascosta sotto una veste comune, naturale. Il suo spirito e sentimento avrebbe sofferto per le colpe del nostro spirito e sentimento. Era necessario perciò che una donna lo generasse secondo la natura umana, dopo averlo concepito al di sopra delle leggi naturali” (Quand. ’43. p. 308).
“Ho, quindi, lasciato il Padre per venire a Maria Immacolata e farmi Gesù nel suo seno senza macchia: dall’Inviolata sono venuto, nell’estasi luminosa del mio Natale; del suo Amore divenuto latte, mi sono nutrito. Sono fatto di purezza e di Amore, perché Maria mi ha nutrito della sua verginità fecondata dall’Amore perfetto che vive in Cielo… In Lei è ogni grazia e santità: è la Creatura che ha tutto avuto e che tutto ha dato: nulla vi è da aggiungere né da togliere” (Poema 9°, p. 219)»
( Tratto dal libro “Madre e Regina”).