Àudio-commento teològico-spirituàle alle letture e alle preghiere del Missale Romanum ex decreto sacrosancti Concilii Tridentini restitutum[1], (it.: Messale Romano riveduto per decreto del sacrosanto Concílio di Trento), tratto da Maria Valtorta, Il libro di Azaria, CEV.
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Pròprio della s. Messa tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum e traduzione italiana delle letture secondo la traduzione proposta dalle CEI
INTRÓITUS
Ps. 24, 15-16 – Óculi mei semper ad Dóminum, quia ipse evéllet de láqueo pedes meos: réspice in me, et miserére mei, quóniam únicus et páuper sum ego. Ps. 24, 1-2 – Ad te, Dómine, levávi ánimam meam, Deus meus, in te confído, non erubéscam. Glória Patri… Ps. 24, 15-16 – Óculi mei semper ad Dóminum …
Sal. 24, 15-16 – I miei occhi sono rivolti sempre al Signore, poiché Egli libererà i miei piedi dal laccio: guardami e abbi pietà di me, poiché sono solo e povero. Sal. 24, 1-2 – A Te, o Signore, ho levato l’anima mia, in Te confido, o mio Dio, ch’io non resti confuso. Gloria al Padre… Sal. 24, 15-16 – I miei occhi sono rivolti sempre al Signore …
- MESSA senzaGLÓRIA
ORÁTIO
Quæsumus, omnípotens Deus, vota humílium réspice: atque ad defensiónem nostram, déxteram tuæ maiestátis exténde. Per Dóminum nostrum Iesum Christum Fílium tuum, qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sæcula sæculórum.
- – Amen.
Guarda, Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, ai voti degli umili, e stendi la potente tua destra in nostra difesa. Per nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
- – Amen.
EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Ephésios, 5, 1-9
Fratres: Estóte imitatóres Dei, sicut f í l i i caríssimi: et ambuláte in dilectióne, sicut et Christus diléxit nos, et trádidit semetípsum pro nobis oblatiónem, et hóstiam Deo in odórem suavitátis. Fornicátio áutem, et omnis immundítia, aut avarítia, nec nominétur in vobis, sicut decet sanctos: aut turpitúdo, aut stultilóquium, aut scurrílitas, quæ ad rem non pértinet: sed magis gratiárum áctio. Hoc enim scitóte intelligéntes, quod omnis fornicátor, aut immúndus, aut avárus, quod est idolórum sérvitus, non habet hereditátem in regno Christi, et Dei. Nemo vos sedúcat inánibus verbis: propter hæc enim venit ira Dei in fílios diffidéntiæ. Nolíte ergo éffici partícipes eórum. Erátis enim aliquándo ténebræ nunc áutem lux in Dómino. Ut fílii lucis ambuláte: fructus enim lucis est in omni bonitáte et iustítia et veritáte.
- – Deo grátias.
Fratelli fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – che è roba da idolàtri – avrà parte al regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l’ira di Dio sopra coloro che gli resistono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.
- – Deo grátias.
GRADUALE
Ps. 9, 20 et 4 – Exúrge, Dómine, non præváleat homo: iudicéntur gentes in conspéctu tuo. In converténdo inimícum meum retrórsum, infirmabúntur et períbunt a fácie tua.
Ps. 9, 20 et 4 – Sorgi, o Signore, non trionfi l’uomo: siano giudicate le genti al tuo cospetto.Voltano le spalle i miei nemici: stramazzano e periscono di fronte a Te.
TRÀCTUS
Ps. 122, 1-3 – Ad te levávi óculos meos, qui hábitas in coélis. Ecce sicut óculi servórum in mánibus dominórum suórum. Et sicut óculi ancíllæ in mánibus dóminæ suæ: ita óculi nostri ad Dóminum Deum nostrum, donec misereátur nostri. Miserére nobis, Dómine, miserére nobis. Sal. 122, 1-3 –
Sollevai i miei occhi a Te, che hai sede in cielo. Ecco, come gli occhi dei servi sono rivolti verso le mani dei padroni. E gli occhi dell’ancella verso le mani della padrona: cosí i nostri occhi sono rivolti a Te, Signore Dio nostro, fino a che Tu abbia pietà di noi. Abbi pietà di noi, o Signore, abbi pietà di noi.
EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Lucam, 11, 14-28
Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: “È in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni”. Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: “Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito immondo esce dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell’uomo diventa peggiore della prima”. Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”.
M. – Laus tibi Christe.
In illo témpore: Erat Iesus eiíciens dæmónium, et illud erat mutum. Et cum eiecísset dæmónium, locútus est mutus et admirátæ sunt turbæ. Quídam áutem ex eis dixérunt: in Beélzebub príncipe dæmoniórum éiicit dæmónia. Et álii tentántes, signum de coélo quærébant ab eo. Ipse áutem ut vidit cogitatiónes eórum, díxit eis: Omne regnum in seípsum divísum desolábitur, et domus supra domum cadet. Si áutem et sátanas in seípsum divísus est, quómodo stabit regnum eius? Quia dícitis in Beélzebub me eiícere dæmónia. Si áutem ego in Beélzebub eiício dæmónia, fílii vestri in quo eiíciunt? Ideo ipsi iúdices vestri érunt. Porro si in dígito Dei eiício dæmónia: profécto pervénit in vos regnum Dei. Cum fortis armátus custódit átrium suum, in pace sunt ea, quæ póssidet. Si áutem fórtior eo supervéniens vícerit eum, univérsa arma eius áuferet, in quibus confidébat, et spólia eius distríbuet. Qui non est mecum, contra me est; et qui non cólligit mecum, dispérgit. Cum immúndus spíritus exíerit de hómine, ámbulat per loca inaquósa, quærens réquiem, et non invéniens, dicit: Revértar in domum meam unde exívi. Et cum vénerit, ínvenit eam scopis mundátam, et ornátam. Tunc vadit, et assúmit semptem álios spíritus secum nequióres se, et ingréssi hábitant ibi. Et fiunt novíssima hóminis illíus peióra prióribus. Factum est áutem, cum hæc díceret, extóllens vocem quædam múlier de turba, dixit illi: Beátus venter, qui te portávit, et úbera, quæ suxísti. At ille dixit: Quinímmo beáti qui áudiunt verbum Dei, et custódiunt illud.
M. – Laus tibi Christe.
ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM
Ps. 18, 9, 10, 11 et 12 – Iustítiæ Dómini rectæ, lætificántes corda, et iudícia eius dulcióra super mel et favum: nam et servus tuus custódit ea.
Sal. 18, 9, 10, 11 e 12 – I comandamenti del Signore sono retti, rallégrano i cuori: i suoi giudizi sono più dolci del miele: perciò il tuo servo li adémpie.
SECRÉTA
Hæc hóstia, Dómine, quæsumus, emúndet nostra delícta: et ad sacrifícium celebrándum, subditórum tibi córpora, mentésque sanctíficet. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sæcula sæculórum.
M. – Amen.
Ti preghiamo, o Signore, affinché questa offerta ci mondi dai peccati, e santifichi i corpi e le anime dei tuoi servi, onde possano degnamente celebrare il sacrificio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
M. Amen.
PREFAZIO DELLA QUARÉSIMA
COMMÚNIO Ps. 83, 4-5 – Passer invénit sibi domum, et turtur nidum, ubi repónat pullos suos: altária tua Dómine virtútum, Rex meus, et Deus meus: beáti qui hábitant in domo tua, in sæculum sæculi laudábunt te.
Sal. 83, 4-5 – Il passero si è trovata una casa, e la tortora un nido, ove riporre i suoi nati: i tuoi altari, o Signore degli esérciti, o mio Re e mio Dio: beati coloro che abitano nella tua casa, essi Ti loderanno nei sécoli dei sécoli.
POSTCOMMÚNIO A cúnctis nos, quæsumus, Dómine, reátibus et perículis propitiátus absólve: quos tanti mystérii tríbuis esse partícipes. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vívit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sæcula sæculórum.
M. – Amen.
Liberaci, o Signore, Te ne preghiamo, da tutti i peccati e i pericoli: Tu che ci rendesti partécipi di un così grande mistero. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i sécoli dei sécoli.
M. Amen.
Note
[1] All’època delle cómunicazióni dell’àngelo Azaria alla mística cattòlica Maria Valtorta (2 feb. 1946 – 2 feb. 1947) il Messale in uso era il Missale Romanum ex decreto sacrosancti Concilii Tridentini restitutum S. Pii V Pontificis Maximi jussu editum aliorum Pontificum cura recognitum a Pio X reformatum et Ssmi D. N. Benedicti XV auctoritate vulgatum (25 lúglio 1920).