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Il rapporto tra ètica e política e gli òttimi containers valoriali dei sanniti

Il rapporto tra ètica e política è fondamentale. Il problema è antico ed anche tra noi ce lo trasciniamo ormai da molti anni. Sono intervenuti Platone, Machiavelli e Guicciardini. ¿Può forse la politica avere un’ètica tutta sua, che non scaturisce dalla legge naturale o dal profondo dell’uomo, ma nasce dalla «situazione», dagli interessi del «príncipe» o dalle istanze specífiche dello Stato?

Purtroppo si fanno leggi e si adòttano provvedimenti in contrasto con l’ètica «naturale», che còzzano con le istanze dell’uomo come persona. Non sempre i programmi dei partiti póngono attenzione all’ètica, come la póngono ai loro interessi e alle ragioni della loro política. Da quando esiste il mondo, la política è ricerca del potere e il potere ha sempre due facce: una angèlica e l’altra demoníaca, sempre in drammàtico contrasto. Perciò verso il potere regna sempre una certa diffidenza. Spetta allora al político, seriamente formato, iscrívere le pròprie ambizioni personali in un disegno complessivo, teso a realizzare il bene comune. San Tommaso d’Aquino insegna: «Qui querit bonum commune, querit etiam bonum proprium» (it.: Chi si lamenta del bene comune si lamenta anche del pròprio bene).

La morale cristiana è profondamente umana, la Chiesa è «esperta in umanità», al contràrio di ciò che si vorrebbe far crédere oggi, in un’època di dísinformazióne e mànipolazióne della verità e di contínua ricostruzione delle apparenze, attraverso operazioni di fastidioso càmaleontísmo. Il cristianésimo si basa sul ríconoscimènto della debolezza umana, della fallibilità e corruttibilità dell’èssere umano nel suo percorso terreno. È una religione profondamente umana che riconosce la nostra natura con comprensione e pietà. Índica con fermezza i valori, i principî illuminati della Parola di Dio e riaffermati dalla Fede ma, nel contempo, assiste àmorevolménte e assiduamente il nostro percorso individuale perché l’incontro con Cristo rimanga sempre gratúito e travolgente. E penso con giòia alla dolcezza “terapèutica” del perdono, che convive con la severità intransigente e necessària del dogma e della dottrina morale. Chi si pente, deve èssere sempre perdonato! Giovanni XXIII è luminoso quando afferma: «Si perdona l’errante, mai l’errore».

Paolo VI, nell’«Octogésima advéniens», al n. 46, ha parole di íncoraggiamènto per i polítici: «La política è una maniera esigente di vívere l’impegno cristiano al servízio degli altri». Si, una delle forme più esigenti, più crocifisse, più orgàniche dell’esercízio della carità, è l’impegno político.

La parola di speranza per chi spende la vita in questa missione la traggo da un passàggio della «Gaudium et spes» che parla della política come «arte nòbile e diffícile».

Arte: chi la pràtica deve èssere un artista un uomo di gènio, una persona di fantasia disposta sempre meno alla costrizione della lògica del partito e sempre più all’invenzione creativa che gli viene richiesta dalla irripetibilità della persona. Arte, cioè programma, progetto, apprendimento, tirocínio, stúdio, perciò è un delitto lasciare la política in mano agli avventurieri. È un sacrilègio abbandonarla nelle mani di incompetenti.

Nòbile: perché legata al místico rigore di alte idealità . Nòbile perché emergente da incoercíbili esigenze di progresso, pace, giustízia, libertà. Nòbile perché ha come fine il ríconosciménto della dignità della persona umana, nella sua dimensione individuale e comunitària.

Diffícile: perché le sue regole non sono assolute e imperiose. Sicché, pròprio per evitare i perícoli dell’ideologia, vanno rimesse continuamente in discussione.

Il filosofo e intellettuale francese Robert Redeker, con la pubblicazione del suo último libro, L’abolition de l’âme (it.: L’abolizione dell’ànima), in questi giorni ci avverte: un fantasma si aggira per la cultura occidentale, per l’ànima

«La sua abolizione ci ha lasciati orfani». Questa scomparsa reca drammàtiche conseguenze alla società occidentale. «C’è un vuoto, un buco nella nostra cultura ― dice il filosofo ― qualcosa che c’è stato per migliàia di anni e non c’è piú. Qualcosa che si dava per scontato. Qualcosa a cui ci eravamo abituati, un compagno fedele ed esigente della nostra vita… la parte più íntima, il vero tesoro… L’ abbiamo persino confusa con la nostra intimità, con la nostra identità. Questa cosa è volata via, è sparita, si è dissolta come un cadàvere che si decompone sotto terra, è stata uccisa, è stata imprigionata, per non fare sentire mai più la sua voce, perché non torni mai più!».

Così l’ànima è scomparsa dagli orizzonti del pensiero contemporaneo.

Privato dell’ànima, l’uomo moderno ha smesso di èssere un uomo normale, è diventato conformista, lunaparkizzato, depneumatizzato, digitalizzato, abbandonato alle pròprie dipendenze físiche e ideològiche senza gravità, senza leggerezza, incapace di prèndere in mano la pròpria esistenza e di comprèndere la differenza tra l’uomo e la bèstia.

«Ci stiamo evolvendo nell’era degli zombi psíchici. Intrappolati nella colla dell’illusione del corpo più di qualsíasi altra civiltà».

Crediamo nel corpo come i nostri antenati credévano nell’ànima. Con lo stesso ardore e fede. La popolarità della liturgia dello sport attesta questa fede. L’importanza assunta dalle polítiche sanitàrie e la mutazione della política in bíopolítica, lo conférmano. L’abolizione dell’ànima è il séguito dell’eclissi della morte, l’uomo che non pensa più alla morte è lo stesso che ha dimenticato la sua ànima. Ma frattanto si muore…

¡Allora per non créscere senz’ànima occorre educare!

Bisogna innanzitutto mantenere salde le tradizioni, i riti, i dialetti, i costumi, insomma i containers di grossi valori religiosi, spirituali culturali. Vanno salvati i valori: Dio, famíglia, comunità, pace, giustízia.

I containers dei Sanniti sono óttimi e di lunghíssima durata e tenuta.

E poi, in secondo luogo, bisogna stimolare nei gióvani l’amore per lo stúdio e la passione per la pròpria terra. La società chiede ai giovani quel contributo culturale che è giusto attèndersi da chi ha le sue sorgenti nella culla di una delle più grandi civiltà: l’Itàlia .Di questa créscita dell’uomo integrale bisogna farsi protagonisti ed entusiasti assertori.

Auguri di buon cammino soprattutto verso ai giovani.

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