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La sofferenza del Purgatorio

Dopo la pubblicazione della meditazione sul Padre nostro offertaci da Gesù per mezzo della mistica Maria Valtorta, offro alla vostra lettura ciò che Gesù disse alla medesima mistica in merito al Purgatorio. Forse ti domanderai: “Chi mi dice che ciò che leggerò corrisponde a verità?”. Piuttosto che rispondere io a queste domande, lascio che lo faccia padre Gabriele M. Roschini, Teologo di fama internazionale, specializzato in mariologia, professore alla Pontificia Università Lateranense nonché fondatore e primo preside della Facoltà teologica “Marianum” (poi insignita del titolo di Pontificia), consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Congregazione per le Cause dei santi. Lascio dunque che risponda qualcuno molto più titolato di me per valutare la veridicità dello scritto, o meglio: la conformità di esso alla dottrina cattolica. Nella lettura seguente, ciò che padre Roschini affermò in merito alla mariologia della valtorta può essere analogicamente applicato anche alla sua dottrina escatologica sul purgatorio. Così scrisse padre Roschini:

«È da mezzo secolo che mi occupo di Mariologia: studiando, insegnando, predicando e scrivendo. Ho dovuto leggere perciò innumerevoli scritti mariani, d’ogni genere: una vera «Biblioteca mariana». Mi sento però in dovere di confessare candidamente che la Mariologia quale risulta dagli scritti, editi e inediti, di Maria Valtorta, è stata per me una vera rivelazione. Nessun altro scritto mariano, e neppure la somma degli scritti mariani da me letti e studiati, era stato in grado di darmi, del Capolavoro di Dio, un’idea cosi chiara, cosi viva, cosi completa, così luminosa e cosi affascinante: semplice insieme e sublime. Tra la Madonna presentata da me e dai miei colleghi (i Mariologi) e la Madonna presentata da Maria Valtorta, a me sembra trovare la stessa differenza che corre tra una Madonna di cartapesta e una Madonna viva, tra una Madonna più o meno approssimativa e una Madonna completa in ogni sua parte, sotto tutti i suoi aspetti. […]. È bene, inoltre, che si sappia che io non sono stato un facile ammiratore della Valtorta. Anch’io, infatti, sono stato, un tempo, tra coloro che, senza un’adeguata conoscenza dei suoi scritti, hanno avuto un sorrisolino di diffidenza nei riguardi dei medesimi. Ma dopo averli letti e ponderati, ho dovuto ― come tanti altri ― lealmente riconoscere di essere stato troppo corrivo; e ho dovuto concludere: “Chi vuol conoscere la Madonna (una Madonna in perfetta sintonia col Magistero ecclesiastico, particolarmente col Concilio Vaticano II, con la S. Scrittura e la Tradizione ecclesiastica) legga la Mariologia della Valtorta!”. A chi poi volesse vedere, in questa mia asserzione, uno dei soliti iperbolici “slogan” pubblicitari, non ho da dare che una sola risposta: “Legga, e poi giudichi!”»[1].

Veniamo, dunque, al messaggio sul purgatorio.

17 ottobre 1943

Dice Gesù:

«Ti voglio spiegare cosa è e in cosa consiste il Purgatorio. E te lo spiego Io, con forma che urterà tanti che si credono depositari della conoscenza dell’al di là e non lo sono. Le anime immerse in quelle fiamme non soffrono che per l’amore.

Non immeritevoli di possedere la Luce, ma neppure degne di entrarvi subito, nel Regno di Luce, esse, al loro presentarsi a Dio, vengono investite dalla Luce. È una breve, anticipata beatitudine, che le fa certe della loro salvezza e le fa cognite di cosa sarà la loro eternità ed esperte di ciò che commisero verso la loro anima, defraudandola di anni di beata possessione di Dio. Immerse poi nel luogo di purgazione, sono investite dalle fiamme espiatrici.

In questo, coloro che parlano del Purgatorio dicono giusto. Ma dove non sono nel giusto è nel volere applicare nomi diversi a quelle fiamme. Esse sono incendio d’Amore. Esse purificano accendendo le anime d’amore. Esse danno l’Amore perché, quando l’anima ha raggiunto in esse quell’amore che non raggiunse in terra, ne viene liberata e si congiunge all’Amore in Cielo. Ti pare dottrina diversa dalla cognita, vero? Ma rifletti. Cosa vuole il Dio Uno a Trino per le anime da Lui create? Il Bene. Chi vuole il Bene per una creatura, che sentimenti ha per la creatura? Sentimenti d’amore.

Quale è il comandamento primo e secondo, i due più importanti, quelli che Io ho detto non esservene più grandi ed essere in quelli la chiave per raggiungere la vita eterna? È il comandamento d’amore: Ama Dio con tutte le tue forze, ama il prossimo come te stesso.

Per bocca mia e dei profeti e dei santi, cosa vi ho detto infinite volte? Che la Carità è la più grande delle assoluzioni. La Carità consuma le colpe e le debolezze dell’uomo, perché chi ama vive in Dio, e vivendo in Dio poco pecca, e se pecca subito si pente, e per chi si pente vi è il perdono dell’Altissimo. A cosa mancarono le anime? All’Amore. Se avessero molto amato, avrebbero commesso pochi e lievi peccati, connessi alla debolezza e imperfezione vostra. Ma non avrebbero mai raggiunto la pertinacia cosciente nella colpa anche veniale. Si sarebbero studiate di non addolorare il loro Amore, e l’Amore, vedendo la loro buona volontà, le avrebbe assolte anche delle venialità commesse.

Come si ripara, anche sulla terra, una colpa? Espiandola e, se appena si può, attraverso il mezzo con cui si è commessa. Chi ha danneggiato, restituendo quanto ha levato con prepotenza. Chi ha calunniato, ritrattando la calunnia, e così via.

Ora, se questo vuole la povera giustizia umana, non lo vorrà la Giustizia santa di Dio? E quale mezzo userà Dio per ottenere riparazione? Se stesso, ossia l’Amore, ed esigendo amore.

Questo Dio che avete offeso, e che vi ama paternamente, e che vuole congiungersi con le sue creature, vi porta ad ottenere questo congiungimento attraverso a Se stesso.

Tutto si impernia sull’Amore, Maria, fuorché per i morti veri: i dannati. Per essi morti è morto anche l’Amore. Ma per i tre regni – quello più pesante: la Terra; quello in cui è abolito il peso della materia ma non dell’anima gravata dal peccato: il Purgatorio; e infine quello dove gli abitatori di esso condividono con il Padre loro la natura spirituale che li affranca da ogni gravame – il motore è l’Amore. È amando sulla terra che lavorate per il Cielo. È amando nel Purgatorio che conquistate il Cielo che in vita non avete saputo meritare. È amando in Paradiso che godete il Cielo.

Quando un’anima è nel Purgatorio non fa che amare, riflettere, pentirsi alla luce dell’Amore che per lei ha acceso quelle fiamme, che già sono Dio, ma le nascondono Dio per sua punizione.

Ecco il tormento. L’anima ricorda la visione di Dio avuta nel giudizio particolare. Si porta seco quel ricordo e, poiché l’avere anche solo intravisto Iddio è gaudio che supera ogni creata cosa, l’anima è ansiosa di rigodere di quel gaudio. Quel ricordo di Dio e quel raggio di luce che l’ha investita al suo comparire davanti a Dio, fanno sì che l’anima ?veda nella loro vera entità le mancanze commesse contro il suo Bene, e questo ?vedere costituisce, insieme al pensiero che per quelle mancanze si è volontariamente interdetto il possesso del Cielo e l’unione con Dio per anni o secoli, costituisce la sua pena purgativa.

È l’amore, e la certezza di avere offeso l’Amore, il tormento dei purganti. Più un’anima nella vita ha mancato e più è come accecata da spirituali cataratte, che le rendono più difficile il conoscere e raggiungere quel perfetto pentimento d’amore che è il coefficiente primo della sua purgazione e dell’entrata nel Regno di Dio. L’amore è appesantito nel suo vivere e reso tardo quanto più un’anima lo ha oppresso con la colpa. Man mano che per potere dell’Amore essa si monda, si accelera la sua risurrezione all’amore e, di conseguenza, la sua conquista dell’Amore, che si completa nel momento in cui, finita l’espiazione e raggiunta la perfezione dell’amore, essa viene ammessa nella Città di Dio.

Bisogna molto pregare perché queste anime, che soffrono per raggiungere la Gioia, siano veloci nel raggiungere l’amore perfetto che le assolve e le unisce a Me. Le vostre preghiere, i vostri suffragi, sono altrettanti aumenti di fuoco d’amore. Aumentano l’ardore. Ma – oh! beato tormento! – aumentano anche la capacità di amare. Accelerano il processo di purgazione. Innalzano a gradi sempre più alti le anime immerse in quel fuoco. Le portano alle soglie della Luce.

Aprono le porte della Luce, infine, e introducono l’anima in Cielo.

Ad ognuna di queste operazioni, provocate dalla vostra carità per chi vi ha preceduto nella seconda vita, corrisponde un soprassalto di carità per voi. Carità di Dio che vi ringrazia di provvedere ai suoi figli penanti, carità dei penanti che vi ringraziano di adoperarvi per immetterli nel gaudio di Dio.

Mai come dopo la morte della terra i vostri cari vi amano, perché il loro amore è ormai infuso della Luce di Dio e a questa Luce essi comprendono come voi li amate e come avrebbero dovuto amarvi.

Non possono più dirvi parole che invocano perdono e danno amore. Ma le dicono a Me per voi, ed Io ve le porto, queste parole dei vostri Morti, che ora vi sanno vedere e amare come si deve. Ve le porto insieme alla loro richiesta di amore e alla loro benedizione. Già valida sin dal Purgatorio, perché già infusa dell’accesa Carità che li arde e purifica. Perfettamente valida, poi, dal momento in cui, liberati, verranno incontro a voi sulle soglie della Vita o si riuniranno a voi nella stessa, se già voi li avete preceduti nel Regno d’Amore.

Fida in Me, Maria. Io lavoro per te e per i tuoi più cari. Solleva il tuo spirito. Vengo per darti la gioia. Fidati di Me».

N.B.:  Gesù diede questo messaggio perché Maria Valtorta soffriva per la presenza della sua mamma defunta in purgatorio.

 


Note

[1] Gabriele M. Roschini, La Madonna negli scritti di Maria Valtorta, Edizioni Pisani, 1973, p. 7. Vedi anche Pro e contro Maria Valtorta, CEV, Isola del Liri, V ed. 2008, pp. 159-160.