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Omelia: Santa Famíglia di Gesú, Maria, Giuseppe

Letture della messa del giorno

LA LUCE VERA che illúmina ogni uomo, cioè Gesú, non solo RENDE figlî di Dio con la sua umiltà, ma anche BUONI GENITORI CON LA SUA FEDE NEL PADRE.

Oggi, festa della Santa Famíglia, le letture ci aiútano a guardare ai genitori santi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ad Anna ed Elcanà, genitori del profeta Samuele; e a Maria santíssima e san Giuseppe, madre naturale e padre putativo di Gesú. Entrambi hanno avuto un dono grande da parte di Dio, e cioè un fíglio. Samuele, ancora piccoletto, è consacrato al servízio del Signore dai genitori; Gesú, già adolescente, si consacra al Padre, anteponèndolo ai genitori. IN ENTRAMBI I CASI VEDIAMO IL SEGRETO DELLA FIGLIOLANZA E DELLA GENITORIALITÀ FELICI: IL NOSTRO RAPPORTO CON DIO PADRE. Sia come figlî di Dio, sia come genitori per gràzia di Dio, dobbiamo avere a cuore una relazione con il Papà di Gesú, con il Papà della Creazione, con il Papà di ogni mamma e padre del mondo. Dio Padre dà alla famíglia la sua ragión d’èssere; quello che le manca; e quello che la salva dagli attacchi contro di essa, perché gli è pròprio eternamente GENERARE, eternamente UNIFICARE, eternamente DARE. Nella famíglia, unità, generazione e donazione totale di sé, sono delle caratterístiche che per natura e volontà di Dio non pòssono mancare, né pòssono contare solo sulle forze umane. Il Salmo 126 dice, infatti: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi fatícano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano véglia il custode.

Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno» (vv 1-2).

Quindi, dobbiamo avere molto chiaro, nella festa della santa Famíglia, che NON CI PUÒ ÈSSERE SANTITÀ E ARMONIA FAMILIARE DURATURA E AUTÈNTICA, SE NON SI CHIEDE COSTANTE AIUTO A DIO PADRE; se non c’è la figura del Padre eterno nelle nostre preghiere. L’apòstolo Giàcomo questo ha molto chiaro quando ammonisce: «Non andate fuori strada, fratelli miei caríssimi; ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c’è variazione né ombra di cambiamento. Di sua volontà Egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fóssimo come una primízia delle sue creature» (Gc 1, 16-18).

Come vedete il Padre della Luce non vuole farci andare fuori strada rispetto all’idea e alla natura della famíglia. Egli che è il Legislatore perfetto, «nel quale non c’è variazione», ci ha regalato la Sapienza e l’Amore eterni, cioè il Fíglio suo Gesú e lo Spírito Santo, che sono in contatto con tutta l’umanità, ma che solo nei cristiani dimòrano e òperano stabilmente e pienamente. Il Padre ci ha fatto questo “dono” dall’alto, questo “buon regalo” attraverso la creazione, la redenzione e la santificazione, per mezzo delle quali «Egli ci ha generati con una parola di verità».

Per non andare fuori strada e per non rovinare il dono della famíglia, nell’Antico Testamento Dio Padre ha fatto capire che il comando dato agli uòmini di «créscere e moltiplicarsi» (Gen 1, v.28) non si esaurisce nel méttere al mondo i figlî, ma anche nell’educarli a vívere degnamente la pròpria vocazione, appartenendo al Signore. Procreare fisicamente qualcuno e poi disinteressarsi di generarlo a una vita bella, degna, non egoística, ma guidata dalla fede, è faticoso; richiede tanto amore e dedizione; richiede la fatica di rispettare la aspirazioni interiori piú vere, la libertà di scelta di ogni uomo, ma soprattutto ciò che è iscritto nella creazione e ciò che può parlarci con giustízia di noi stessi e dell’órdine sociale che tanto stanno a cuore a Dio. Dio non mette solo al mondo con un còdice genètico, ma èduca costantemente alla riscoperta di ciò che ci fa belli perché santi. Dice il Deuteronòmio: «Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti» (Dt 4, v.36). Ecco perché nelle famíglie che oggi vediamo nelle letture PROCREAZIONE ED EDUCAZIONE SONO UNITE negli sposi stabilmente uniti in un víncolo matrimoniale. QUESTA UNIONE PREVEDE LA FEDELTÀ, LA COABITAZIONE E IL VOLERE PER I FIGLÎ IL MÈGLIO non solo da un punto di vista materiale, ma anche spirituale. Il mèglio non è il giocàttolo della Chicco e la play station, non è la programmazione settimanale di cose interessanti e belle che impègnano i bambini o gli adolescenti, ma piuttosto LA PRESENZA DI DUE GENITORI CHE SI ÀMANO FRA DI LORO E CHE ÀMANO DIO, IL LORO GENITORE ED EDUCATORE DI PATERNITÀ E MATERNITÀ. In una famíglia, dunque, ci vuole un legame costante con il Tèmpio, cioè con la vita di fede. L’esèmpio di Anna ed Elcanà che vanno ad adempire il voto fatto per ottenere da Dio un fíglio, dobbiamo accòglierlo nel suo significato spirituale e non letterale: il fíglio dono di Dio, per dare glòria a Dio, gli deve appartenere interamente. I genitori che capíscono questo, non dèvono provvedere solo a bisogni psico-físici dei figlî, ma dèvono riconóscere che «la legge del Signore è perfetta» anche in àmbito familiare e nell’educazione. Anna ed Elcanà questo lo riconóscono e per questo il brano che abbiamo letto si concludeva cosí: «E si prostràrono là, davanti al Signore» (1 Sam 1, v.28).

Gesú e il suo smarrimento e ritrovamento, dopo tre giorni, nel Tèmpio di Gerusalemme, a discútere con i dottori della Legge, insegna poi ad ogni famíglia che Dio viene prima dei genitori; che gli interessi di Dio non dèvono èssere mortificati mai dai sogni o dalle paure dei genitori per i proprî figlî. Oggi ci sono genitori che non battèzzano i loro figlî perché sono diventati àtei o agnòstici. Ci sono genitori che pòrtano a catechismo i loro figlî, ma se gli appuntamenti di fede si oppòngono a quelli di svago e di sport non èsitano a fare guerra ai sacerdoti o a trascurare gli appuntamenti in parròcchia. Ci sono genitori che, dall’adolescenza in poi dei loro figlî, prègano per la salute e per il lavoro di essi, ma non per la vita cristiana dei figlî o perché siano rispettati i dieci comandamenti nella loro vita. Ci sono genitori che si sono rassegnati alle convivenze dei loro figlî e che non sanno difèndere il valore originàrio e sacramentale del matrimònio che essi non hanno scelto. Non màncano poi genitori che, benedetti da Dio con una vocazione al sacerdòzio o alla vita consacrata dei loro figlî, la ostàcolano terribilmente e talora si màcchiano del peccato di averla distrutta. Questi genitori che non si làsciano educare da Dio, poi, pòssono finire in parlamento e qui fare leggi ingiuste, contro la vita, contro il matrimònio, contro l’educazione amorévole dei figlî. Non si sono confrontati con Dio Padre, purtroppo, e con la sua parola di verità; ma solo con sé stessi. Il risultato è disastroso. Dice Tertulliano nell’Apologètico: «Nessuna legge deve unicamente a sé stessa la convinzione di èssere giusta» (IV, 13) e il Pontifício Consíglio per la Famíglia ricorda che «la natura originària del matrimònio e della famíglia precede e súpera, in maniera assoluta e radicale, il potere sovrano dello Stato» (in: Famíglia, matrimònio e “unioni di fatto”, II, 9). È necessàrio e urgente, dunque, riscoprire la legge perfetta di Dio Padre sulla famíglia, che è la cèllula di ogni società che aspira ad avere un futuro degno della dignità dell’uomo.

Preghiamo la Santa Famíglia di Nazaret che ci accompagni in questa riscoperta della Sapienza e della fede in Dio Padre.

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