Chi è il sacerdote, il prete? Qual è la figura che deve assumere? In questo periodo critico che attraversiamo, tutte le tentazioni della primitiva contestazione protestante si sono fatte vive e
insinuanti, e forse anche quelle del dubbio, tentazioni che si sono insinuate fino nell’intima coscienza del sacerdote, per confondere in lui la beata certezza del suo stato ecclesiale, e sostituirvi un’assillante domanda: “io chi sono?”. La tendenza in tali frangenti è stata di chiedere la definizione dell’identità del sacerdote alla sociologia, alla psicologia o a denominazioni cristiane staccate dalla radice cattolica… noi la domanderemo umilmente a Cristo Signore che ci ha chiamati e consacrati. Questa opera vorrebbe offrire al lettore tale risposta, la risposta del Vangelo e della Chiesa. “Cercati in me”, diceva Gesù a santa Teresa d’Avila. Lo ripete al suo sacerdote che capisce e ritrova se stesso solo in Cristo.
La malattia non è mai una passeggiata. È qualcosa che piomba all’improvviso nella nostra vita e in quella delle persone che più amiamo, sconvolgèndola, perché ― ammettiàmolo umilmente ― ad essa siamo più o meno tutti impreparati. Un conto è, infatti, vedere e prevedere la malattia e un altro víverla.
Si sviluppa in essa un’ípersensíbilità alle esortazioni dei “sani”. Mariàngela lo sa bene. In questo suo diàrio inerente il pròprio percorso terapèutico per debellare un carcinoma mammàrio recidivo non si mette in càttedra, ma si siede sul letto del malato e, rimanèndogli accanto, gli racconta semplicemente il suo itineràrio quasi quotidiano di pellegrina della cura e il suo rapporto con Dio; quel rapporto che le ha fatto sperimentare una guarigione piú profonda e duratura della guarigione física.
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