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Omelia: XXVII Doménica del T.O. anno B

Letture della messa del giorno

SULL’IMPORTANZA DELLA FAMÍGLIA, del matrimònio e della sua indissolubilità, ma anche dell’orígine pura e divina che mèrita di èssere rispettata, GESÚ NON FÀ SCONTI; E LA CHIESA, COME VUOLE IL SUO SIGNORE, CONTÍNUA AD ÈSSERE ESIGENTE.

L’amore vero, l’amore che è sostenuto e guidato dalla potenza della gràzia, non solo non può finire mai; ma, mentre ascolta e vive la Legge di Dio, crea le basi per tutto ciò che si trova nel futuro. In particolare l’amore tra un uomo e una donna che si sono sposati davanti a Dio, riceve da Dio ciò che serve a purificare i sentimenti, consolidare i propòsiti, unire le vite, accettare le differenze, créscere nella fede, diventare genitori in senso pieno e non solo biològico, restare nell’órdine della creazione che dà órdine a tutta la società; e, infine, èssere anche segno dell’amore fedele ed eterno di Cristo per la sua Chiesa e della sua Sposa per il suo Signore.

Il libro della génesi, al capítolo secondo, descrive la creazione dell’uomo e della donna con alcune immàgini significative di quello che è l’amore secondo il progetto di Dio, che posso riassúmere cosí: INSIEME, PARTE DI ME, E CONIUGATI. A questo Gesú aggiunge la SACRAMENTALITÀ, per cui sposo e sposa esprímono in sé l’amore di Cristo per la sua Chiesa.

Vediamo il primo (Insieme). La perfezione física, morale e spirituale dell’uomo originale (cioè dell’uomo prima del peccato) non è egoismo ed egolatria che pòssono stare da soli, ma dono di Dio per entrare mèglio in relazione con colei o colui che ci completa. Dice Dio: «Non è bene che l’uomo sia solo: vòglio fargli un aiuto che gli corrisponda» (Gn 2, v.18). Nessuno è stato creato per vívere da solo e senza bisogno di aiuto. Questo è particolarmente evidente nella creazione dell’uomo e della donna, i quali si realízzano sul piano naturale nel matrimònio, e, quindi, INSIEME, «nell’intimità della loro casa» (Cfr Sal 127, v.3).

ÈSSERE PARTE L’UNO DELL’ALTRO DIPENDE da queste parole: «Allora il Signore Dio… tolse all’uomo una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo» (Gn 2, 21-22). Questo versetto ci dice che, per progetto originale di Dio, l’uomo e la donna non sono “estrànei”, ma solo diversi. Ha ragione dunque Adamo a dire: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta» (Gn 2, v.23). Ha torto, invece, il fu Alberto Sordi quando diceva di non èssersi sposato per non portarsi a casa un’estrànea. È il peccato che divide e rende estrànei, perché la gràzia di Dio unisce e ricorda in modo speciale all’uomo e alla donna che sono parte l’uno dell’altro.

Non solo! Quando làsciano il padre e la madre per formare una famíglia, «l’uomo si unirà a sua móglie e i due saranno un’única carne» (Cfr Gn 2, v.24): un riferimento all’atto coniugale nel suo valore unitivo e procreativo, nel suo valore di coniúgio, perché una sola carne diventa chi dona tutto sé stesso solo al còniuge, e una sola carne è anche il frutto di questo amore, che sono i figlî, che condivideranno il dna di entrambi i genitori.

MA QUESTO PROGETTO DI CREAZIONE, DOPO IL PECCATO ORIGINALE, HA CONOSCIUTO IL SUO DEGRADO, la sua trasformazione in rapporto di domínio o di istinto da soddisfare, senza riferimento alcuno alla legge eterna che non si làscia condizionare dal mondo. Ecco perché Mosè nella Legge concede il divòrzio, detto allora “atto di ripúdio”: perché non sa arginare il peccato contro il sesto comandamento, tanto è duro il cuore degli Israeliti, i quali, al tempo di Gesú èrano divisi tra rigoristi: “Non ci si làscia per nessún motivo”; e lassisti: “Puoi lasciare tua móglie, se ha bruciato il cibo nella pèntola”. Gesú si rifà pròprio alla Gènesi e alla creazione per ispiegare ai presenti che LA LEGGE ETERNA È MIGLIORE DI QUELLE CHE ASSECÒNDANO LA NOSTRA UMANITÀ DEGRADATA. Spiega anche che lasciarsi da una móglie o da un marito, per unirsi coniugalmente con qualcún altro, resta un adultèrio: «Chi ripúdia la pròpria móglie e ne sposa un’altra, commette adultèrio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adultèrio» (Mc 10, 11-12).

Gesú è molto severo quando parla del matrimònio perché lo ha destinato a un’altíssima missione: naturale, sociale, ecclesiale e spirituale.

Naturale: partecipare della STESSA CAPACITÀ CREATRICE DI DIO, per cui come Egli crea la vita, cosí anche i còniugi dànno la vita ai figlî.

Sociale: la famíglia che è formata da un uomo e una donna, innamorati ma anche determinati a víncere ogni egoismo e vízio, per amore recíproco; se sòlida RENDE SÒLIDA LA SOCIETÀ; se santa, contribuisce all’estensione del regno di Dio nel mondo.

La missione ecclesiale, poi, è èssere NÚCLEO ORIGINÀRIO DI FEDE E DI PREGHIERA, E FOCOLARE DI CARITÀ E DI OSPITALITÀ EVANGÈLICHE. La famíglia cristiana non è sémplice convivenza, ma è píccola Chiesa: chiesa domèstica, dove si lotta contro il peccato, si sperimenta la pazienza e si riceve costante forza e giòia dai sacramenti.

Infine il valore spirituale del matrimònio: È STATO INNALZATO A SACRAMENTO da parte di Gesú, cioè a segno del mistero del suo amore fedele e indissolúbile per la Chiesa. Chi attenta al matrimònio, dunque, non rescinde un sémplice contratto, ma si pone al di sopra di Dio e della sua volontà.

Perciò Gesú dice ai farisei che si avvicinàrono per métterlo alla prova: «DUNQUE L’UOMO NON DIVIDA QUELLO CHE DIO HA CONGIUNTO» (Mc 10, v.9), che alla luce di quanto finora abbiamo detto, vuol dire: l’uomo non disprezzi il progetto originàrio di Dio, contenuto nella creazione stessa. L’uomo non pensi che la società possa èssere migliore, se la famíglia è sfasciata o priva della gràzia. L’uomo non rinunci alla fede che trasforma la vita trascinata o sopportata in pienezza di vita. E infine: l’uomo non dimèntichi che cos’è un sacramento, per non trasformare una luce nel búio in un búio senza luce.

CHI OSA DISTRÚGGERE UN MATRIMÒNIO, DOVRÀ RISPÓNDERE DI TUTTO IL BENE E DI TUTTO L’AMORE SOTTRATTO AL MONDO A CÀUSA DELLA DISTRUZIONE DI QUEL MATRIMÒNIO.

Concludendo ed esortando tutti gli sposi, novelli o veterani, a méttere Dio al centro della loro vita, vi cito un bel pensiero dell’arcivéscovo statunitense Fulton Sheen: «NEL SESSO IL MÀSCHIO ADORA LA FÈMMINA; NELL’ AMORE, L’UOMO E LA DONNA ADÒRANO DIO».

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