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Omelia: II Doménica di Quarésima | Anno C

Letture della messa del giorno

Le tentazioni (viste Doménica scorsa), una volta vinte, ci fanno piú forti; la parola di Dio ascoltata e vissuta, insieme alla preghiera, ci fa piú belli. Il tema della Trasfigurazione non è solo un fatto stòrico, che riguarda la stòria personale di Gesú, Pietro, Giovanni e Giàcomo, ma è un fatto spirituale che riguarda tutti i credenti in Gesú.

È la lezione di Gesú sulla bellezza del testimone della vita divina; sulla sua bellezza di uomo che nasconde Dio e di Dio che còmpie l’èsodo per l’uomo. L’èsodo di Gesú sappiamo èssere la sua morte e risurrezione. Gesú, pertanto, prepara con questa esperienza straordinària della sua divinità, chi da lí a poco lo avrebbe visto morto, ma làscia a tre apòstoli e tipologie di persone l’eredità che serve a tutti gli amanti della vita. Lui è il testimone di questa vita bella e donata fino in fondo, per amore; ma è circondato da altri testimoni, che sono tutti testimoni di vita. Notiamo bene questa differenza. La legge data da Mosè diceva: «Colui che dovrà morire sarà messo a morte sulla deposizione di due o di tre testimoni. Non potrà èssere messo a morte sulla deposizione di un solo testimone. La mano dei testimoni sarà la prima contro di lui per farlo morire» (Dt 17, 6-7). Gesú sa che dovrà morire e lo ha anche annunciato ai suoi discèpoli. Anche noi sappiamo che falsi testimoni deporranno contro di lui: falsi nei contenuti dell’accusa e nella religiosità, ma determinati nel condurlo alla morte per mano dei Romani. Quello che attende Gesú, tolta la lezione della Trasfigurazione, potrebbe sembrare un fallimento. Invece con questa promessa e con questi autorévoli testimoni che la sostèngono, è Trionfo della vita sulla morte, della verità sulla falsità, della luce sulle tènebre. La Trasfigurazione è un’anticipazione della Risurrezione, che di per sé è la trasfigurazione definitiva anche del nostro corpo. Lo abbiamo sentito nella seconda lettura. San Pàolo dice ai Filippesi: «La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesú Cristo, il quale trasfigurerà il nostro mísero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtú del potere che egli ha di sottométtere a sé tutte le cose» (Fil 3, 20-21). Dunque anche il nostro corpo, quello che finisce nella tomba e che si corrompe, avrà la sua trasfigurazione; ma intanto Dio trasfigura l’ànima e il volto di chi conversa con Lui; di chi dà ascolto alle sue parole, ai suoi insegnamenti; di chi prega. Sí, chi si conforma agli insegnamenti di Gesú, si trasfigura tutto come Gesú: diventa bello di una bellezza che non appartiene al corpo, alle apparenze o ai modelli che il mondo propone. La bellezza di chi vive ciò che ascolta dal Signore, è luce e candore non conosciuto dagli sforzi umani, perché ha accolto la testimonianza dei testimoni della vera vita e non dei testimonial. Dio non fa pubblicità né ostentazione, ma manifesta ciò che è per atto gratuito d’amore. I testimonial sono pagati per farsi vedere con un prodotto in mano; i testimoni pàgano il loro èssere innamorati della vera vita. Gesú è Testimone di questa bellezza: ama tutti, illúmina le vite e dà la vita, accettando le sofferenze come mezzo di salvezza. Ecco: i primi testimoni che tutto questo lo fanno per natura sono il Padre, il Fíglio e lo Spírito Santo; poi, poiché il Padre ci raccomanda di ascoltare il Fíglio, gli altri testimoni sono tutti coloro che pàrlano di Lui sotto il velo dell’attesa e della mancanza: Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, la cui ànima è stata trasfigurata e vive in eterno gràzie a Cristo. Infine ci siamo noi in Pietro, Giovanni e Giàcomo, che accettando Dio e i suoi Santi, conosciuti veramente attraverso Gesú, portiamo in noi la luce e la salvezza di Dio, secondo le nostre peculiari specificità: Pietro come ròccia che salva e conferma i fratelli; Giovanni come teòlogo dell’amore del cuore di Gesú; Giàcomo come difensore dei pòveri. Dai Testimoni eterni, ai testimoni defunti, fino ai testimoni della croce di Cristo nella pròpria vita, c’è una cascata di gràzie che Dio ci fa, per non fallire. Il fallimento, infatti, non è finire sulla croce, ma volere scèndere diventàndone nemici. San Pàolo avverte: «Si compòrtano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione» (Fil 3, 18-19). Chiediàmoci: quando sono diventato nemico della Croce? Quando ho pensato che una vita bella debba fuggire la sofferenza; quando ho creduto che una fede adulta non deve ascoltare nessuno; quando ho anteposto la mia religiosità al Vangelo da vívere; quando ho ricevuto l’eucarestia senza amore e senza pentimento di alcuni peccati; quando ho preferito il mondo alla volontà di Dio. In una parola: quando al Testimone ho preferito il testimonial.

Chiediàmoci sinceramente a chi vogliamo somigliare. Se la persona a cui vogliamo somigliare non è un uomo che ascolta e prega Dio, anziché la trasfigurazione ci attende la perdizione. A volte sotto la màschera del successo, ma sempre perdizione. ¡Quanti attori o cantanti, apparentemente felicíssimi e con ogni cosa in sovrabbondanza, poi li scopriamo alcolizzati, depressi, pervertiti, e addirittura che arrívano al suicídio! ¡Quante modelle famose e fisicamente bellíssime sono tormentate nelle loro vite da falsi amori, da matrimonî pubblicitarî senza amore, e da ossessioni e manie senza senso! Quanti polítici preparati, con grande capacità comunicativa e buone intenzioni, si sono corrotti alla prima cena principesca di G8 o di G20!

A tutto questo però c’è una soluzione: ritornare al Testimone fedele, ritornare alla sua testimonianza integrale, considerare le sue scelte e le sue parole. Ce lo chiede il Padre di tutti: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltàtelo!». Ce lo dice Mosè: «Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto» (Dt 18, v.15); lo confèrmano i profeti: «Se vuoi davvero ritornare, Israele, a me dovrai ritornare. Se vuoi rigettare i tuoi abominî, non dovrai più vagare lontano da me » (Ger 4, v.1). Lo vediamo nei fratelli e sorelle che àmano la croce, hanno fatto diventare vita la preghiera e ammírano i santi piú che i superbi. Guardate gli occhî di queste persone; guardate la luce di questi testimoni! Essi hanno capito il significato di queste parole del Salmo 33: «Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti» (v.6).

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