Letture della messa del giorno
Il Re dell’Universo che oggi festeggiamo solennemente a conclusione dell’anno litúrgico è nato per dare testimonianza alla verità su Dio e sull’uomo, ricapitolando tutto in sé: ogni creatura, ogni potere, ogni autorità, ogni virtú, ogni destino. Gesú è venuto a parlarci del Padre, della sua volontà, del suo amore, della vita eterna; della difficoltà di entrarvi se non gli diamo il primato.
È venuto a donarci ciò che appaga ogni nostro desidèrio: il saperci amati profondamente da Chi conosce le profondità di Dio e dell’uomo. Tutta la sua vita ci ha ridato la vita, appunto con quella verità che è la legge, il confine, l’illuminazione, il sistema ídrico, e il muro di difesa del regno che Egli ha predicato. «Il mio regno non è di questo mondo» (Gv 18, v.36), abbiamo sentito dire da Gesú a Pilato. «Il mio regno non è di quaggiú» (Gv 18, v.36), ripete il Signore a un procuratore dell’impero romano.
Questo non vuol dire che il suo regno non è destinato a realizzarsi sulla terra, altrimenti non avrebbe senso la richiesta della preghiera del Padrenostro, quando diciamo: «Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo, cosí in terra». Dire «non è di questo mondo…non è di quaggiú», equivale a stabilire l’orígine divina e celeste di un potere e di un regno che non ha niente di umano e di corruttíbile, come sono i regni di questo mondo e di quaggiú. Potremmo tradurre l’espressione: IL MIO REGNO NON PROVIENE DA QUESTO MONDO…NON HA ORÍGINE DA QUAGGIÚ; e avere cosí chiaro l’intento di Gesú: innalzare la mente del suo interlocutore alLA REGALITÀ CHE CONTA. Pilato gli aveva chiesto: «Sei tu il re dei Giudei?». E Gesú lo conduce all’única regalità che conta e che conduce in cielo: «Io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18, v.37).
Il Regno del Signore non è in competizione con i poteri polítici, ma non si làscia contaminare da nessuna menzogna, da nessuna prepotenza, da nessuna lusinga. «CHIUNQUE È DALLA VERITÀ, ASCOLTA LA MIA VOCE», cioè: chi sta dalla parte della verità, non teme i poteri umani, non prende le armi dei dominatori, ma ascolta e ubbidisce alla voce di Dio. QUESTA VOCE PORTA ÓRDINE E ARMONIA AVUNQUE: IN OGNI ÀMBITO, IN OGNI VITA, IN OGNI CUORE.
Cristo è re dell’Universo non solo in senso còsmico, per cui non c’è costellazione o galàssia che Egli non conosca per nome, ancór prima che qualche scienziato la scopra o la classífichi; ma anche in senso spirituale, esistenziale, culturale, filosòfico, globale: in Cristo c’è il testimone fedele della verità integrale e totale su Dio e su l’uomo. E QUESTA VERITÀ DOVE ARRIVA PORTA PACE, ÓRDINE, ARMONIA.
Israele, nella sua stòria, non aveva avuto fino a Saul, nessún re se non Dio: il solo che non delude e non tirannéggia nessuno. Ma viene un tempo in cui si làscia sedurre dai pòpoli vicini che hanno i loro re con troni e scettri. Dio gli annúncia che questa regalità umana non le risparmierà soprusi e ingiustízie, ma Israele vuole i re. Dio acconsente, ma comínciano appunto le lotte di potere, segnate da varî peccati, complotti, morti, tradimenti dell’Alleanza con Dio, comportamenti riprovévoli. IL SIGNORE, PERÒ, AVEVA ANNUNCIATO A DÀVIDE UN TRONO ETERNO NELLA PERSONA DI UN SUO DISCENDENTE: il Messia, il Cristo, l’Unto (parole equivalenti per dire che Dio stesso avrebbe unto re il suo consacrato per eccellenza).
Caríssimi, questo discendente di Dàvide è GESÚ! Egli è detto “figlio di Dàvide”; Egli è l’erede di un trono eterno che non gli ha consegnato il suo antenato, ma Dio Padre stesso, come ci dice la prima lettura, tratta dal sèttimo capítolo del profeta Daniele: « ecco venire con le nubi del cielo uno símile a un fíglio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli fúrono dati potere, glòria e regno» (Dn 7, 13-14) eterni e indistruttíbili.
Questa consegna è avvenuta dopo il martírio della Croce, sulla quale, l’umanità di Gesú ha riparato ed espiato tutti i peccati del mondo, e la sua persona divina ha presentato al Padre tutti i credenti nelle sue promesse.
Vediamo dunque questo Re di tutte le nazioni, disposto a morire per dare la vita a tutti i suoi súdditi, che ha preferito chiamare “AMICI”. ¿Quale re ha mai chiamato suoi amici tutti coloro che governa? Solo Gesú, che è re compassionévole, úmile e sapiente: «l’único rimèdio per un mondo cosí ammalato» dícono le litanie di Gesú re di tutte le nazioni.
«Tutti i pòpoli, nazioni e língue lo servívano» (Dn 7, 14) dice Daniele nella sua visione notturna. E noi sappiamo qual è il servízio che si attende il Signore da noi! Tutti dobbiamo èssere al servízio della verità e santificarci nella verità, perché le bugie hanno le gambe corte, ma pòrtano ugualmente lontano, nel disórdine piú totale.
Questo è quello che succede oggi. Con le bugie ci stanno portando lontani dal regno di Dio e gli uni dagli altri: divisi in categorie in vista del Great reset previsto dal Forum di Davos. I potenti della Terra ci fanno crédere che dipende da noi l’uscire fuori dalla cosiddetta pandemia, e invece dipende da loro, perché loro l’hanno pianificata. Ci hanno fatto crédere che fóssero interessati alla nostra salute, ma penso che abbiate capito tutti che sono interessati ai soldi. Gònfiano alcuni dati per mantenere alta la paura e ne nascòndono altri sulle cure domiciliari che hanno evitato il ricòvero e la morte di chi ha preso il covid, ma ha avuto la fortuna di mèdici in prima línea e non la sfortuna di línee telefòniche intasate. Ci forníscono con la propaganda una soluzione che doveva far raggiúngere l’immunità di gregge, ma siamo punto e a capo. Pàrlano di resilienza, ma sanno che può resístere poco chi non ha piú liquidità a cui attíngere e deve pagare tasse, bollette e affitti.
Fanno discorsi meravigliosi contro tutte le mafie, le forme di violenza, e di sfruttamento, eppure hanno sospeso lo stipèndio di òttimi lavoratori, perché non hanno voluto scègliere la loro imposta soluzione. Hanno reso legale il pizzo (vòglio dire il tampone), per chi è sano e onesto cittadino che vuole andare a lavorare, ma non hanno dato un lavoro a chi finora ha vissuto col rèddito di cittadinanza. La loro testimonianza non è una testimonianza alla verità. E noi, fratelli e sorelle, dobbiamo pregare che tutti riconóscano l’importanza della verità, e non muòiano nella nera tristezza di Antíoco IV Epífane, un re oppressore e àvido dei pòpoli conquistati, che ieri il capìtolo VI del primo libro dei Maccabei ci ha fatto vedere fallito, nel letto di morte, mentre vedeva finire tutto il suo regno di rapina. Che il Re dell’Universo torni ad èssere re dei cuori, di tutti i cuori, specialmente dei cuori dei re terreni.